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MEDIASOUND 2003 - La recensione di Michele


LA RECENSIONE DI MICHELE
della prima serata di selezione
Data:17-10-2003

Venezia.
Venezia è una città particolare. Ma non tanto per i ponti, per la laguna,
per l'atmosfera (che, comunque, rimane e mi fa sempre un certo quale
effetto), per i turisti, per la mala amministrazione. Piuttosto, il suo
punto caratteristico risiede nel fatto che da essa emerge molto spesso e
volentieri la discrepanza tra il bell(issim)o e il brutt(issim)o. Lo diceva
anche il Tintoretto, d'altra parte. Si prenda lo sfarzo dei monumenti
storico-artistici, si prenda la bella vita di Ca'Rezzonico o del Casinò
municipale. E poi si prendano le case popolari, quasi abbandonate a sè
stesse e al loro incerto destino di congiuntura, si prendano le case degli
studenti, con le loro storie da raccontare, le loro amarezze, le loro gioie
e i loro dolori, si prenda il putrido fondale lagunare, anch'esso con
simboli di storie da raccontare (una volta ci hanno trovato anche un bidè,
ndr) e con le sue plausibili pantegane.
Oppure, si prenda una band come gli Snakioplatz.

Le sue caratteristiche:

- è composta da tre pirloni dell'entroterra veneziano;
- al basso ci suona l'imenestrello;
- alla chitarra un energumeno dalla voce baritonale
cabarettistachenonstamaizitto che chiameremo Giuliano;
- alla batteria ci sta un certo *jajjo* (che chiameremo Fabio), discreto e
dalla portata morale di non poco conto;
- non ha un proprio genere musicale ben definito;
- non ha titoli dei pezzi convenzionalmente intesi (a parte i vari
*L'inutile Stopponi*, *Birre e cannoni*, *Scimmia di mogano*, *Vai maestro*,
etc.);
- prende spunto da qualsiasi cazzatina (musicale *e no*);
- partecipa a qualsiasi concorso gli venga proposto, peggio di un puttanone
di quarta categoria;

Tipo quello di venerdì sera (17.10.03). Lacation: Lido di Venezia. Ebbene,
la discrepanza di cui si ciarlava poco sopra è emersa per tutta la
sacrosanta serata. Esempi: la meravigliosa chitarra nuova di Giuliano (in
mogano, ndr) e l'aria malsana e umidiccia del vaporetto che ci ha scortato
fino a detta location; la tipa nel vaporetto che, a detta del jajjo e
dell'ime, mi guardava intensissimamente e gli spifferi e la furia degli
elementi che su di me si agitavano, incuranti del fatto che proprio quella
sera un brutto raffreddore mi ha sorpreso proprio quando, al telefono,
proclamavo trionfante: "per quest'anno io niente influenze"; la splendida
cornice di Venezia di notte e del Lido appena sbarcati e i barboni lungo la
strada (nonché il panzerotto mozzarellapomodoro che ha funto da cena); la
visione del futuribile stabile addetto ad ospitare detto concorso e le facce
livide e infreddolite di noi quattro.
Quella sera dovevano suonare quattro band, in mezzo a quelle quattro
colonnine luccicanti e quelle facce da discoteca. E l'alternanza continua:
si comincia con un gruppo vomitevolmente
melodico-rockitaliano-spruzzatacantautoriale, ma che passerà in finale
quantèvveroiddio. Poi un gruppo di nostri amici: metal che fa un mazzetto
del *nu*metal e guarda direttamente al passato, e che pecca solo in
eccessivo anacronismo. Si continua con un gruppo di ultra quarantenni (ma il
concorso non era per giovani emergenti, come acutamente ha fatto notare il
jajjo?), che propongono un pop levigato e sprizzante nitore esecutivo da
tutti i pori (però: batterista cantante).
E poi, ci sono loro. Gli Snakioplatz. Brutti, bruttissimi. Non sanno
suonare, fanno cose spigolose e al limite della cacofonia (a volte rasentano
lo Zappa più cazzone e squattrinato, a volte i King Crimson di Beat) e sono
solo strumentali. Ma ci sanno fare, eccome. Non sbagliano niente. Il sound
della nuova chitarra di Giuliano riempie  e colonizza l'aria senza debordare
da nessuna parte. Ricama, ma anche sbotta in digressioni distorte e in
iperboli incazzose. Poi c'è il basso dell'ime, a costruire l'impalcatura del
tutto: frenetico, materico, creativo (e slappato). E la batteria del jajjo:
mi è sempre piaciuto, ha lo spirito e le intenzioni del vero batterista, pur
non possedendone la tecnica. Ma quella sera era ancora di più: camminate sul
rullante di carattere jazzistico, cambi di tempo impeccabili, piatti che
ballano come animati da uno spiritello, il seggiolino che non sta su e che
gli procura qualche grattacapo in più, tanta tanta tanta grinta. Hanno un
quarto d'ora a disposizione, possono fare solo tre pezzi (sì, ma i loro
"pezzi" durano ben meno di cinque minuti: presto detto, fanno mezzo
repertorio e chi si è visto si è visto). Praticamente ne esce un'unica
indistinta suite. Magnifico.
Impressioni: jajjo in stato di grazia (io), madonna fioi me pareva de aver
rotto 'na corda (Giuliano), bravi bravi (Carlotta, morosa del jajjo), buona
suonata bacetti (Nora, morosa di Giuliano, via sms), WOW! (un tipo fatto e
strafatto incontrato estemporaneamente sul luogo).
Poi tutti a casa del Dero (che abita chissà dove dalle parti di Rialto),
altro amico della combriccola. Ci si fa una pasta al tonno. Si chiude con
una cosa bella.

Ah, Venezia.

mik

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